L’EVOLUZIONE DELLA PILA: LA BATTERIA
La pila era certamente un’invenzione geniale, ma aveva un problema di non poco conto: non si poteva ricaricare e quindi, una volta a scaricata, si era costretti a ricominciare tutto il processo da capo. Il potenziale, però, era estremamente interessante ed è stata proprio la lungimiranza di visione dietro al concetto di pila che ha permesso a questo primo prototipo di evolversi, trasformandosi nel tempo (e dopo diversi passaggi), nella batteria che tutti conosciamo.
Ma se parliamo di batterie, si apre un vero e proprio mondo fatto di elementi chimici, capacità e soluzioni studiate sulle specifiche esigenze delle più diverse applicazioni, dall’uso industriale a quello domestico e personale.
La batteria ha avuto a sua volta diverse fasi evolutive, dalle ormai superate batterie al piombo, alle più recenti batterie al litio, disponibili in una miriade di differenti chimiche, fino alle ultime generazioni di batterie ancora più avanzate, come ad esempio le tanto dibattute batterie allo stato solido, ancora in fase di studio. Insomma, una strada in evoluzione e che traccerà per molto tempo il nostro cammino, mossa da continui aggiornamenti tecnologici e studi volti a rendere questa tecnologia sempre più performante.
La nascita delle batterie al piombo
Il primo discendente della pila è la batteria al piombo, quella che per prima ha fatto decollare questa tecnologia. La batteria al piombo è stata inventata nel 1859 dal fisico francese Gaston Planté ed aveva un enorme vantaggio per l’epoca: era ricaricabile, il che significava che poteva essere utilizzata più volte e, al bisogno, poteva essere riportata al suo pieno stato di carica.
Si trattava inizialmente di due fogli di piombo avvolti a spirale e separati da una striscia di gomma, immersi in un elettrolita di acido solforico e contenuti in un barattolo di vetro. Questa tecnologia si è perfezionata nel tempo, con l’intervento dello studioso Camille Alphonse Feure, che ne inventò una versione molto più semplice da produrre in serie, che consisteva in un reticolo a griglia di piombo, in cui veniva pressata una pasta di ossido di piombo, che ne formava una piastra. Le batterie al piombo hanno poi subito ulteriori migliorie, rimanendo però concettualmente molto fedeli al prototipo originale.
Seppur ancora utilizzate in molte auto endotermiche e su qualche mezzo industriale, le batterie al piombo sono ormai una scelta obsoleta ed estremamente limitata in termini di efficienza e performance, soprattutto dal punto di vista della bassa densità energetica, dei loro grandi limiti nei cicli vita, dei lunghi tempi di ricarica e del loro peso molto impattante, senza tralasciare la manutenzione continua necessaria per farle funzionare al meglio. In molti settori, quindi, si sono via via fatte da parte, lasciando spazio alla tecnologia per eccellenza del nuovo millennio: le batterie al litio.
L’invenzione delle batterie al litio
Poco più che quarantenni, le batterie al litio sono nate nel 1979 e sono state considerate, sin da subito, una vera e propria rivoluzione. Basti pensare che nel 2019 i padri fondatori di questa tecnologia, Stanley Whittingham, John Goodenough e Akira Yoshino, hanno vinto il Premio Nobel per la Chimica, per aver creato un vero e proprio strumento di cambiamento, che in pochissimo tempo ha completamente stravolto il nostro modo di vivere.
Le batterie agli ioni di litio sono infatti utilizzate per fornire energia alla maggior parte degli utensili, dispositivi elettronici, smartphone, tablet, pc, orologi, ma anche biciclette, monopattini, auto, macchine e veicoli industriali appartenenti ai settori più disparati. Insomma, la maggior parte degli strumenti con cui ci interfacciamo tutti i giorni funzionano proprio grazie all’energia erogata delle batterie al litio.
Com’è composta una cella al litio?
Le celle al litio, oggi, sono composte da due elettrodi: il catodo e l’anodo. Il primo è il cosiddetto polo positivo della batteria, costituito da materiale catodico (es. LFP, NMC, LMO ecc.) e da un collettore di corrente. L’anodo, invece, è il polo negativo della batteria, costituito da materiale anodico (es. carbonio o grafite) e dal collettore di corrente. Questi sono isolati grazie ad un separatore centrale, uno strato sottile di polimero plastico o ceramico, e il tutto è bagnato da un elettrolita, un liquido organico che riempie il volume interno alla cella bagnando gli elettrodi e permettendo il passaggio degli ioni di litio tra un polo e l’altro.
Le ragioni che hanno reso le batterie al litio la tecnologia per eccellenza nel passaggio all’elettrificazione sono varie, ma possiamo provare a riassumere 8 dei principali vantaggi che le distinguono dalle loro predecessore al piombo.
- Alta efficienza energetica (96%)
- Velocità di ricarica, che permette di effettuare una carica completa in sole 2 ore
- Possibilità di cariche e cariche parziali che aumentano la vita della batteria
- Zero manutenzione, che si traduce anche in nessun costo di struttura
- Alta densità energetica, quindi la capacità di immagazzinare molta energia in volume e peso contenuti
- Lunga vita operativa, che si traduce in migliaia di cicli di carica
- Peso contenuto, circa 5 volte più leggero rispetto al peso di una batteria al piombo
- La possibilità di scegliere diverse chimiche su base litio in base al mezzo o dispositivo che si deve elettrificare.
Una tecnologia a tutti gli effetti performante ed efficiente, testata e validata nei più diversi ambiti e che ha letteralmente cambiato le nostre percezioni e le nostre abitudini, trasformandosi in un compagno silenzioso della nostra quotidianità.